Artroscopiaaaa… torna a casa tuaaaa


Dopo soli otto mesi di lista di attesa, svariati rimpalli fra medico della mutua e medico specialista nonché uno certo numero di esami, oggi finalmente mi sono sottoposto alla tanto agognata artroscopia per la rimozione di un menisco rotto.
 
Che dire. Probabilmente ognuno di voi ha avuto modo o di provare questa "prodigiosa" tecnica endoscopica o di parlare con qualcuno che l’ha fatta. Anche io. Me l’avevano tanto descritta come una passeggiata che alla fine mi aspettavo un interventino da 5 minuti, da fare vestito e senza neanche il problema di sentire un po’ di fastidio.
 
Ora lo posso dire. Sono cazzate. L’artroscopia fa male, eccome se fa male. E per farla ti conciano come se dovessi andare a ricostruirti la mascella dopo una frattura maxillo facciale. Che non è neanche tanto un modo di dire, visto che nella sala antistante a quella operatoria eravamo in due. Vestiti uguale (lettiga, camice verde, cuffietta e flebo) e destinati uno a farsi stuzzicare il ginocchio dx e l’altro a farmi mettere un paio di placche sopra lo zigomo. Nel dubbio, di fronte allo sguardo a punto interrogativo di un infermiere ho subito tirato fuori la gamba da sotto il lenzuolo.
In sè l’intervento è durato un’ora circa. Si inizia con un trittico di punture anestetiche dentro l’articolazione (prima goduria), per passare poi nella sala vera e propria, dove ti vestono la gamba fino a lasciar scoperto solo il ginocchio, sul quale versano abbondanti colate (gelide) di disinfettante arancione. Di quelli che macchiano, per intenderci. Quindi entrano dentro, con una telecamera endoscopica che spiega la strada all’aspiratore (per togliere la parte di cartilagine che sminuzzano) e a un’altro strumento che utilizzano per staccare i frammenti rotti dal resto del menisco.
 
Mentre lavora, il chirurgo piega la gamba avanti e indietro, a destra e a sinistra, per disarticolare il tutto e permettere il passaggio degli strumenti. Che vengono aiutati anche da un getto di acqua sparata direttamente dentro il ginocchio, che distacca i tessuti e dona al paziente l’inebriante sensazione di sentire la gamba gonfiarsi come un melone maturo.
 
Ecco, l’insieme di tutte queste azioni (sfrugugliamento degli attrezzi, gonfiamento acquatico e spingimenti vari) fa un male cane. Che dà ancora più fastidio perché con l’anestesia ogni sensazione è insieme ovattata e difficile da cogliere, tanto che il malessere sembra diffondersi ancora di più.
 
Oltretutto a uno può anche venire il sospetto che non ci abbiano proprio preso bene con le dosi dell’anestetico, soprattutto quando vede arrivare una furiosa (nonché carinissima) anestesista che litiga con i presenti e insiste a farmi una dose supplementare di "non-so-che-to-tal", stupendosi del fatto che ancora si intestardiscano a procedere con minime anestesie locali.
 
Una cosa però bisogna dirla. Con questa tecnica stasera son qui a postare invece che in un letto di ospedale per la convalescenza. Senza contare che quando il secondo anestetico ha fatto effetto, la sensazione di benessere e calore che si è impadronita di me è stata fenomenale. Qualcosa di mai provato, davvero, che ha spazzato via ogni dolore, di qualsiasi grandezza.
 
Adesso una settimana di stampelle, dieci giorni di mutua e ripresa graduale dei movimenti e della corsa. Nel settembre 2007 ci sarà la nuova edizione della Turin Marathon e devo farmi trovare pronto. Mi rimane solo un dubbio… Dove diavolo posso trovare qualche altra dose di "non-so-che-to-tal"? Non sarebbe niente male portersela in ufficio e spararsela nel caso di vorticosi e ripetuti giramenti di palle.
 
Vaìa

 

Commenti da Facebook:


7 thoughts on “Artroscopiaaaa… torna a casa tuaaaa

  1. Va lauràà!!! ogni scusa è buona per stare a casa! Se vuoi completare la tua cultura cinematografica, manda la lista.

    un abbraccio e… arvzze e in gamba nE’!

  2. Visto che sei “…atipicamente blogger non-esibizionista…”, lo dico io:
    21 Ottobre 2000 – 21 Ottobre 2006.
    Sono 6 anni che ho un cognato viola….. pensavo peggio….
    AUGURONI!!!!
    Anche alla psicosorella.

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