Fa caldo. Non è una novità, anzi. A quanto pare ci dovremo abituare e ancora di più dovranno farlo i nostri figli, a cui lasceremo in eredità oltre al partito democratico anche un clima da repubblica delle banane. E non mi riferisco soltanto alla politica, purtroppo.
Nei giorni scorsi leggevo della gravissima situazione australiana, dove già si ipotizza di dislocare l’esercito per difendere le poche risorse disponibili. Dopo sei anni di siccità ininterrotta ci si affida alle preghiere, altrimenti a quanto pare non ci sarà nemmeno acqua per lavarsi.
Ora, non voglio fare polemiche. Pure se avessero aderito al trattato di Kyoto (sono gli unici "grandi" a non averlo fatto oltre ai soliti Usa) probabilmente le cose nell’immediato non sarebbero cambiate. Forse però sarebbe stata una reazione un po’ più razionale rispetto a quella di invocare la Madonna.
A Roma, dove mi recherò mercoledì per un mini ponte lontano da Internet (sì, lo dico per mettere le mani avanti), sembra che a fare un tuffo nella fontana di Trevi ci stiano pensando un po’ tutti, non soltanto la quarantenne milanese e svalvolata di qualche giorno fa. A precisa richiesta di informazione meteorologiche fatta a mio suocero la riposta è stata: "Fai un po’ tu, qua [a Lavinio, ndr] c’è gente che fa il bagno".
Almeno un lato positivo c’è. Per una volta eviterò di fare il nordico che si sposta verso sud convinto che anche là, per qualche motivo, ci siano le nevi eterne. Una sorta di Totò e Peppino al contrario… che poi si rtirova puntualmente con una valigia strapiena carica di maglie e felpone che non userà mai (come è accaduto una settimana fa a Firenze, per l’appunto).
Quando torno spero almeno che sia piovuto un po’, qua e in Australia (NON A ROMA, CAZZAROLA!). Sono certo che a mente fredda i nostri amici canguri potrebbero perfino smettere di invocare i santi e incomincere a darsi da fare per migliorare un po’ la situazione di tutti. Che ne so… magari iniziando a firmare qualche protocollo in più e consigliandolo agli amici. Vero Giorgino?
Vaìa