… che il nostro piangere fa male al re", cantava Enzo qualche anno fa. Sempre allegri. Anche se questo paese, il nostro bel paese, fa schifo. Sempre allegri e distratti dalle cose che contano.
Prendiamo un argomento a caso. Ma lasciamo stare tangentopoli, calciopoli, vallettopoli, ecceteropoli. Parliamo di salute. Parliamo di tumori. Di quella bella malattia che ognuno di noi conosce, perché ognuno di noi ha avuto un padre o una madre (o tutti e due), un parente (o tutti e tre), un amico (o tutti e quattro), un cacchio di conoscente che ne ha sofferto o ci ha lasciato le penne.
Parliamo di cancro e parliamo di come viviamo male la nostra vita. Ridendo e facendoci buggerare sulle cose base, come il diritto alla salute. Perché di tumore oggi si guarisce sempre di più. Peccato che ci si ammali anche sempre di più. Un dato? Rimaniamo al nostro Piemonte, va… Una Regione dove ci si scanna su dove posizionare il polo delle Molinette due (la fantomatica "Città della salute") e dove intanto dalla fine dei ’70 alla fine dei ’90 si scopre "un’impennata del 72 per cento del neuroblastoma, del 49 per cento nei tumori del sistema nervoso centrale, del 23 per cento per le leucemie".
Sono cifre che venerdì mattina chiunque potrà leggere nella nuova inchiesta dell’Espresso "Sos Cancro". Dove sono elencate anche le migliori zone italiche dove ci si può ammalare più facilmente. All’ombra delle cattedrali petrolchimine, o vicino a qualche discarica abusiva e tossica non meglio identificata. Mangiando diossina e bevendo qualche tipo di stronzio radioattivo. Perché ok che fumare fa male, d’accordo che c’entra la genetica. Ma questi sono dati choccanti, non possono bastare le solite spiegazioni.
In questi giorni si celebra l’avvento della plastica. Lungi da me il pensiero di poterne fare a meno… sparirebbero il 99% delle cose che uso, soprattutto molti dei miei giocattoli tecnologici. Però, ecco, oltre a celebrarla mi piacerebbe anche che si riflettesse sui piccoli inconvenienti che si è portata dietro la sua catena produttiva… O alle antenne dei miliardi di dispositivi che ci circondano ed emettono quelle belle onde che ci fanno venire gli orgasmi a forma di bit quando prendiamo un wi-fi a palla o quando il nostro umts mostra orgoglioso tutte le sue tacche di ricezione. Il dibattito se siano dannose o meno non è risolto. E intanto andiamo avanti come se niente fosse (io per primo).
Non so bene dove andare a parare con questo sfogo. Dico solo che forse, ma forse, ci vorrebbe un po’ più di informazione come questa. Che magari ci farà pure qualche scongiuro poco fine, ma di certo ci aiuterebbe a tenere di più gli occhi aperti. E magari perfino a staccare qualche spina ogni tanto, o a pretendere una gestione corretta dei rifiuti, o perfino di rinunciare a usare l’auto quando non necessario. Chissà, forse qualche sindaco icona della sinistra potrebbe perfino decidere un giorno di non sventrare una piazza salotto per farci sotto un posteggio. L’ennesimo posteggio. Invece di prendere misure drastiche e cazzute sulla gestione del traffico… Ma forse esagero.
Io domani l’Espresso me lo comprerò (e vi consiglio altrettanto). Poi mi metterò una bella mano sulle balle e inizierò a leggere. Il cancro purtroppo lo conosco bene, anche se non ho ancora avuto il piacere di incontrarlo di persona. Ma per provare a evitarle le cose, bisogna prima di tutto conoscerle. Quest’informazione è sacrosanta e benedetta. Fra un’inchiesta di Woodcock e le intercettazioni delle sim di Moggi, è chiaro.
Vaìa
ottimo consiglio… certo, sto cominciando a tenere la mano sulle balle anche mentre ti leggo, però comprendo bene lo sfogo…