Vogliamo parlare di Craxi? Parliamo di Craxi. Va di moda e ci vuole poco:
Era un politico di prim’ordine, altrimenti non sarebbe diventato ciò che era.
Era un uomo che non si è mai capacitato che il suo potere fosse limitato e che fino all’ultimo è vissuto credendo di subire un’ingiustizia. Senza scendere a compromessi che potessero ridurne la colpa. Esattamente come altri, che vent’anni dopo urlano di nuovo al complotto delle toghe. Circondati da un plotone di sgherri, pronti a mettersi in salvo.
Era un uomo che ha effettivamente subito un’ingiustizia, non giudiziaria ma sociale. Non perché sia stato incriminato e condannato. Ma perché fuori dalle aule di tribunale è stato fatto diventare il capro espiatorio di un sistema marcio fino al midollo, che negli anni dopo la sua scomparsa politica e fisica si è mantenuto esattamente uguale a se stesso, cambiando solo di nome.
Ha pagato (quasi) per tutti. E si meritava di pagare, sia chiaro. Ma il vero scandalo, il vero punto su cui oggi ci si dovrebbe interrogare sgomenti è perché abbia pagato da solo.
Il vero scandalo è questa Italia che cerca sempre colpevoli su cui scaricare cinque minuti di rabbia e qualche monetina, prima di lasciare tutto il resto com’era e tornare a farsi i fatti suoi.
Un’Italia che non può cambiare, per il semplice fatto che non si accorge nemmeno più di essere tutta sbagliata. I tribunali, ieri come oggi, servono a poco.
Vaìa