In questi giorni mi sono casualmente imbattuto sui media nella beatificazione di un papa polacco (immagino ne avrete sentito parlare anche voi). Bene, tutta questa storia mi ha fatto tornare in mente un banale esercizio di logica che avevo fatto qualche annetto fa. Quando ero un giovanotto pieno di speranze e decisamente di sinistra (due cose che con gli anni sono parecchio appassite).
Mi riferisco alla storia dei miracoli. Non di un miracolo in particolare, ma proprio del concetto stesso di “miracolo”. Voglio dire, la questione per me è molto semplice. Se il miracolo è la testimonianza dell’esistenza e dell’amore di Dio, allora a mio giudizio si tratta di un Dio molto egoista e pressapochista nelle sue manifestazioni di affetto.
Basta fare un rapido ragionamento probabilistico. Per sua stessa definizione un miracolo è qualcosa di estremamente raro, tanto è vero che il termine viene usato anche per avvenimenti molto terra terra, come una vincita al superenalotto o una vittoria sportiva inattesa (tipo la qualificazione in Champions della Juventus di Del Neri). E per carità, lasciamo stare le manifestazioni folkloristiche fatte di sangue che si scioglie e madonnine che lacrimano, ok?
Mi piacerebbe che qualcuno di quelli che hanno davvero la fede (si veda qualche post più giù per capire la declinazione gommawebbiana del termine) mi spiegasse perché mai dovremmo adorare un Dio che interviene assolutamente a casaccio, senza tenere conto di valutazioni etiche (chi viene miracolato se lo merita?) o anche solo anagrafiche (perché miracolare una donna di mezza età e non un bambino?). Dov’è la pietà di questo Dio? Dov’è il suo amore?
Capisco che la fede non si possa comprendere con la logica. Ma c’è un limite a tutto. Non sarebbe più confortante credere nell’esistenza di un Dio che semplicemente se ne lava le mani e ci lascia condurre le nostre vite senza interferire minimamente? Non sarebbe più “giusto”? D’altra parte il libero arbitrio è già una grandissima giustificazione per tutte le storture del mondo. Perché introdurre un concetto antidemocratico come il miracolo?
Ok, ok… Sono pensieri contorti di chi in una sera di primavera ha evidentemente troppo tempo libero. Ma quando sento raccontare che il miracolo di Wojtyla è stato quello di far guarire una suora quarantenne dal Parkinson (con tutto l’effetto per la categorie delle suore quarantenni gravemente ammalate), ecco… mi viene uno strano solletico alle mani. Non ce la faccio a non farmi domande. Perché lei? Perché in quel momento e in quel modo? Perché non una delle milioni di persone che sono morte più o meno ingiustamente nel frattempo in tutto il mondo? O qualcuna di quelle che Pinochet ha fatto sparire negli anni in cui era al potere mentre Karol lo andava a salutare?
Vi prego, però, non venite a raccontarmi che le vie del Signore sono infinite. Non a me. Perché va bene tutto, ma a questo punto conviene davvero credere nel destino, in Giove o negli alieni, che in quanto a “giustizia” e “trasparenza amministrativa” siamo più o meno sullo stesso piano. Oppure fare come faccio io, andare avanti senza sperare in miracoli, se non in quelli che posso compiere da solo.
Senza contare che a me, con ‘ste cose che scrivo, non me lo farebbero mai nemmeno i Venusiani, o’ miracolo!
Vaìa