Quando tuo figlio compie 10 anni, la prima cosa che viene da fare è parlare di se stessi. Di come il tempo trascorso ci abbia cambiato, delle cose che avevamo (e che abbiamo perso) e di quelle che cercavamo (e che magari abbiamo poi trovato). Anche questo pezzo, per capirci, lo stavo iniziando proprio così. E allora mi sono fermato.
Perché un figlio non è una copia in miniatura di noi stessi e quando compie 10 anni è lui che deve essere celebrato, nessun altro. È lui che in tutto questo tempo si è trasformato un po’ alla volta, impercettibilmente, in un uomo. È lui che ha affrontato la vita dei giochi e della spensieratezza, ma anche quella delle paure, che lo hanno reso grande più in fretta. È lui che solo fino a poco tempo fa si appendeva a ogni tua parola come a una certezza assoluta e che adesso invece inizia a pensare con la propria testa e a seguire i propri gusti. Nel suo cervello c’è una nube di pensieri che corrono rapidi, più veloci di quanto tu sia anche solo capace di intuire, e che cercano una strada per traboccare senza più ostacoli.
Te ne accorgi quando gli parli: sta iniziando a capire che il mondo non è più (solo) quello che vogliono fargli credere i “grandi”. Che la realtà è qualcosa di diverso. È quella che passa attraverso ai suoi occhi, che può toccare con le mani e giudicare con la mente. È quella che prende forma dal suo carattere e dalle sue idee. È un momento magico, che non capisce ancora fino in fondo. Come un potere che non padroneggia, un pensiero che toglie sicurezza e che fa paura, fino a levare l’appetito. Ma è proprio questa la grande verità: c’è un altro modo per vedere le cose e per interpretarle. Il proprio. Bisogna solo trovarlo.
Ed è questo che ti auguro per i tuoi primi dieci anni, Jacopo. Trova il “tuo” modo. Impara a far sentire la tua voce, anche se quella dei grandi sembra così assordante da non riuscire a parlare. Urla il tuo “NO!” ogni volta che ti scontrerai con un muro di idiozia e qualunquismo. Ogni volta che l’incoerenza verrà fatta passare per logica. Ogni volta che qualcuno ti mentirà o ti risponderà: “Perché sì!”. È la prima delle tante prove che la vita ci mette davanti, ti aiuterà a trovare il tuo posto nel mondo. Quell’angolino – spero comodo – da cui osservare ridendo il gregge di pecore che ogni giorno ti passerà davanti stridendo il suo “che beeeeeeeeeeeello!”.
Contrasta, critica, metti tutto in discussione. Anche me. Non accontentarti delle conquiste troppo facili. Usa la ragione e abbatti ogni totem. Diffida di chi ti dice che non c’è altra soluzione. C’è sempre. Basta cercarla, anche se è faticoso. Fai valere le tue idee: inizia ora, dalla maglia che vuoi indossare, dallo sport che vuoi fare. Perderai un po’ di tranquillità, ma ne guadagnerai in rispetto. È il destino di chi non dice sempre di sì. Lo scoprirai. Come spero che lo scopriranno i tuoi fratelli, quando sarà il loro turno di diventare grandi.
Prendi il giusto da ogni consiglio (soprattutto dai miei, che saranno ovviamente gli unici giusti e pieni di saggezza), ma non ti adeguare mai. Non badare ai mugugni di chi ormai ha fatto il suo tempo. Alle critiche per la musica che ascolterai, le serate che vorrai trascorrere, le compagnie con cui passerai il tempo o le ragazze con cui uscirai. Non ti abituare a nessun ordine. Cresci e vivi la tua vita secondo coscienza, non seguendo i valori di qualcun altro. E soprattutto, cerca di essere scandalosamente felice.
Ci saranno giorni meravigliosi e difficili. Amori, rabbia, battaglie e meritati riposi. Sarà fantastico, fidati. E in un modo o nell’altro io sarò sempre qui, proprio un passo dietro di te.
Buon compleanno, amore mio.
Vaìa
ps
Come si può intuire dalla foto, l’ambito calcistico è l’unico severamente precluso a ogni pretesa di autonomia di giudizio.
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