65 anni non sono tanto in senso assoluto. Sono tre generazioni, gli anni dei nostri genitori, dei nonni dei nostri figli. Parliamo di gente che conosciamo, che ha formato il nostro carattere, educato, in alcuni casi. Che ci ha istruito, coccolato, sgridato. Gente che ha fatto parte della nostra quotidianità dal primo momento che abbiamo fatto la nostra comparsa al mondo e che, se siamo fortunati, lo farà ancora per parecchio tempo.
No perché se vi parlassi dei Fenici o degli antichi Babilonesi, ok. Sono passati migliaia di anni, non è che posso stare qua a sottilizzare sul tempo come valore assoluto, dire che in fondo 2000 anni son niente rispetto all’eternità dell’universo. Stessa cosa se vi parlassi di Cavour o di Garibalbi o di Mazzini. Lenin no, che a parte che è più vicino nel tempo, roba da bisnonni insomma, ma poi finisce che mi danno del comunista nostalgico. No, limitiamoci ai nostri genitori.
Quando sono venuti al mondo, in media, erano gli anni del primo dopoguerra. De Gasperi, Togliatti, Nenni… Quella roba là. C’era l’uomo qualunque di Giannini, lo concedo, ma in fondo era roba da poco. C’era il movimento indipendentista della Sicilia, ma chi ci credeva sul serio? C’erano invece, quello sì, politici usciti da una guerra, nemici prima che avversari, ma capaci di sedersi a un tavolo e fare Politica. Mettendo da parte le proprie ideologie per un bene comune e durevole: la Costituzione. Regole chiare, condivise, universali.
I nostri genitori, i nonni dei nostri figli, sono nati in anni in cui si mettevano nero su bianco frasi come “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. O come “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. E ancora “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”.
65 anni fa. 66, per la precisione. In soli 66 anni ci siamo ridotti nello stato che conosciamo tutti. Non ho voglia nemmeno di riassumerlo, ché non saprei da dove iniziare tanto è lungo l’elenco. Cosa preferire? Le migliaia di euro nostri spesi a ogni latitudine per i propri comodi o la negazione dei diritti civili? La demolizione sistematica del welfare? Le mummie che si risvegliano? L’incapacità di guardare oltre le prossime elezioni?
66 anni. 792 mesi. 24mila giorni, tramonto più tramonto meno. Ma come cazzo abbiamo potuto permetterlo?
Vaìa