È atrocemente beffarda questa nuova influenza A. Non finirà il mondo, questo è certo. Così come è molto probabilmente che si stia facendo un gran baccano per nulla (o quasi). Se si pensa che ogni anno (ogni anno!) le normalissime asiatiche, australiane, cinesi e compagnia cantante si portano via in silenzio circa 8000 persone.
Ma la vera novità è che ci stiamo trasformando tutti, media e spettatori, in novelli apprendisti nazisti, desiderosi di giustificare ogni morte con una qualche “patologia pregressa”. Come se l’essere già sfigati di proprio (obesi, diabetici, cardiopatici e chi più ne ha più ne metta) sia una colpa sufficiente per beccarsi anche il biglietto di solo andata per l’aldilà.
La morte assume improvvisamente un senso, se chi muore è “diverso” da noi. Se ha un problema, una malformazione, un deficit fisico che non noi abbiamo. Tutto questo ha un nome: eugenetica. Un concetto che dovrebbe farci orrore, ma che a quanto pare è più difficile pronunciare a parole che indossare nei fatti.
– “È morto un 42 enne”
– “Ah, beh… ma soffriva di diabete!”
– “E il ragazzino di ieri? Si è saputo?”
– “Cardiopatico”
– “Fiuuuuuu… Meno male!”
– “Davvero. Che culo!”
Siamo abituati da sempre a pensare che la morte sia la naturale “livella” della vita, come diceva il Principe De Curtis. L’influenza A ci sta insegnando che davvero piove sempre sul bagnato. Con gran pena di chi già soffre e gran consolazione di quelli sani come pesci, che si convincono di passare indenni anche questa tempesta.
Chi aveva il diabete o una qualche malformazione, in fondo, se l’è andata a cercare. Noi, integri e produttivi membri della società, non ci meritiamo alcun male. O no?
Vaìa
*Avrei voluto intitolare un post sulla nuova influenza “Mi aspettavo la maiala, è arrivata la suina”. Ma alla fine avevo poca voglia di scherzare e ho preso a prestito un titolo del Signor G. Uno che ci azzeccava sempre.