Due uomini al bancone di un bar. Facce stanche, sguardi persi nel vuoto. Le giacche sono appoggiate sullo schienale delle sedie. Davanti a loro due bicchieri di birra che sorseggiano distrattamente. Uno si passa ripetutamente la mano sul volto. L’altro lo guarda un paio di volte, poi gli rivolge la parola.
- Problemi?
– Come?
– Dico, problemi?
– Perché?
– Ehi amico, non hai proprio la faccia di chi se la passa bene. Voglio dire…
– Si vede così tanto?
– Eh!
– No, è che stavo pensando a un mio amico.
– Cos’è, l’ha lasciato la fidanzata?
– No, per carità. E’ felicemente sposato.
– Allora ha perso il lavoro.?
– Macché… No, l’ha tamponato un tir, sulla tangenziale. Otto mesi fa giusti.
– Oddio! Mi scusi, che gaffe.
– Vabbè, no… non importa
– E come è successo?
– Ma che le devo dire… stava là tranquillo sulla corsia centrale e… (sospiro)
– E…?
– ZAC! All’improvviso un cazzo di gatto salta fuori dal guardrail e inizia a correre in mezzo alla strada.
– Porca miseria!
– E lui che fa? Frena! Ma come! Dico io… Lo sai che in autostrada se ti salta fuori un animale del cazzo devi andarci contro… Non puoi inchiodare, non puoi… troppo pericoloso! Chiudi gli occhi e lo arroti!
– E sì! Lo sanno tutti!
– Lui invece che fa? Ti inchioda come un pivello fresco di foglio rosa. E bum! Un autoarticolato lungo 20 metri gli finisce dritto nel culo, senza nemmeno provare a rallentare.
– Cristo santo! Orribile!
– Orribile, orribile. La sua Punto si è accartocciata come una lattina di coca cola, cazzo!
– Mi dispiace, davvero…
– Due del 118 quando sono arrivati sono svenuti solo a guardare.
– O Gesù.
– L’han potuto tirare fuori solo i vigili del fuoco. Oddio, tirare fuori non rende l’idea…
– O mamma mia!
– Tremendo… Son dovuti andar giù pesante con la fiamma ossidrica. Taglia qua, taglia là.
– Morto sul colpo immagino.
– Macché, vivo… Vivissimo!
– O Madonna, ma è un miracolo!
– Beh, insomma.
– Ma avrà perso i sensi almeno.
– No, purtroppo no. Lucido fino alla fine. Si informava mentre tagliavano… Loro lì con fiamma e seghetto alternativo e lui che chiedeva “Cheeee fateeeeee?”. Una scena tremenda.
– Ma magari non provava nulla. Nessun dolore. Magari era paralizzato, ecco sì paralizzato!
– Macché! Nemmeno per idea… Sentiva tutto! Tutto! Ogni più piccola vibrazione… ogni incisione! Ogni…
– O santa vergine delle rocce!
– Lo so… lo so… Dobbiamo farmi coraggio. Me lo ha detto anche sua moglie. Ma è stata dura. Soprattutto dopo, in ospedale.
– Perché? Che è successo ancora?
– Che vuole che sia successo? Hanno raccolto i cocci e lo hanno rattoppato come potevano.
– Oddio, me lo immagino. Operazioni, coma farmacologico… Son cose che poi a riprendersi ci vuole una vita, quando basta.
– Coma? Ma nemmeno per sogno! Sempre sveglio. Sempre vigile. Urlava come un pazzo ogni volta che ci provavano ad addormentarlo. Non gli trovavano mai le vene. Devono essere rimaste sotto al tir.
– O diavolo porco!
– Han dovuto arrangiarsi. Non potevano fare di più.
– E la morfina?
– C’hanno provato. Gli è venuto uno sfogo allergico talmente violento che l’hanno dovuto operare d’urgenza. Senza anestesia.
– E non ha perso i sensi?
– Niente! Sempre lucido.
– E poi?
– Poi l’hanno tenuto in ospedale per sei mesi. Ogni giorno gli cambiavano le bende e lo ripulivano dalle infezioni.
– Pure le infezioni? O per la Madonnina santa!
– E già. Sa… le lamiere si vede che erano arrugginite. Una cosa terribile.
– O santo cielo! E adesso è a casa?
– Si. O meglio, quello che ne è rimasto. Sua moglie si prende cura di lui al meglio.
– Che santa donna!
– Sa… alcuni potrebbero dire che non è più vita la sua. Lui stesso ci ha fatto capire più volte che non ne poteva più. Soprattutto i primi tempi, in ospedale. Ma ora va meglio. Se ne è fatta una ragione, la religione in questo lo ha aiutato molto. E poi ha perfino capito come comunicare con noi.
– Vuol dire che è ridotto come un vegetale?
– Quasi. Non può far molto. Ma è sempre cosciente. Sempre! A volte, quando lo guardo, anche se è impossibile mi pare che sorrida. E’ così tenero!
– O benedetto il cielo! Ma esattamente come è messo?
– Guardi… per farla breve… si è salvato solo un occhio, un braccio e un tallone. L’hanno ricuciti insieme.
– O MIO DIO!
– Sa, io stasera dovevo andarlo a trovare. Ma ero troppo stanco. E poi abita dall’altra parte della città. Ho preferito venire a bere qualcosa. Al massimo gli telefono, ho pensato… In fondo ci sono andato ieri. Lei che dice, ho fatto bene?
– Che dico? Mah, non saprei… Scusi un attimo, “gli telefono”, dice? Ma come fa?
– Mi aiuta suo fratello. Io lo chiamo, lui gli mette il telefono in mano e io gli parlo.
– Ah, capisco.
– Anche se non mi risponde io lo so che mi sente. Vuole provare? È facile.
– No guardi, davvero… Io… Non è il caso.
– Mi faccia questo favore, ama sentire gente nuova! Pensi che era uno dei migliori assicuratori della Serenissima… (ride) Magari capace che le piazza una polizza al telefono.
– Sì, come no.
– Aspetti faccio il numero!
Prende il telefono dalla tasca e digita sulla tastiera. Qualcuno risponde.
– Ecco, questo dev’essere il fratello. Aspetti un attimo che gli passa il telefono.
– Come “dev’essere”? Se mi ha appena detto che…
– Mi lasci sognare! Vorrei tanto che mi rispondesse ancora lui un giorno.
– Sì… Ecco, davvero… (si guarda intorno come a cercare aiuto)
– Pronto! Mario ciao! Sono io, come stai? Eh? Sai che sono in birreria? Oh, scusa se non sono passato ma sono a pezzi – oh! scusa, non volevo alludere! – cioè ero stanchissimo e avevo voglia di qualcosa di forte… Oh! Sai che son qua con un tipo davvero simpatico… Si chiama… Si chiama…
– Giorgio… Ehm… Mi chiamo Giorgio!
– Si chiama Giorgio, pensa un po’!
– In che senso “pensa un po’”, scusi?
– Niente, niente (fa un gesto come per dire “roba da nulla”)… Ecco te lo passo… Prova un po’ a vendergli una polizza! Ah ahahah E’ un osso duro ‘sto Giorgio.
– No, aspetti! Davvero, non me la sento!
– Tenga, su!
– Ehm… Pro-pronto?
– Che dice?
– Ma niente dice! È muto!
– Vabbè non si scaldi! Parli su, parli!
– Ecco… Come sta? Io, sono un amico di… di…
– Luca, mi chiamo Luca.
– Sono un amico di Luca. Mi stava parlando di lei e io… ecco… ho pensato: “chissà se questo Mario ha una bella polizza vita da propormi?”.
– E no! Una polizza vita no, mi scusi! Ma che tatto delle balle!
– Oh! No, cioè… ecco… non vita… auto! Una polizza auto.
– AUTO! Ma cos’è sta scherzando?
– No, ecco… Sulla casa! Una polizza sulla casa? Ce l’ha?
– Meglio, molto meglio. Allora, che dice?
– Che dice? Ancora? Niente! Non dice niente…
– Per forza! Lei è ingessato, non è spontaneo. E poi mi fa ste gaffe! Ci credo che non parla Mario!
– Ma che cazzo! Senta, prenda ‘sto telefono, io non ci riesco. “Spontaneo”, mi dice! Sto parlando con Dio sa cosa e non sono “spontaneo”!
– Su! Non faccia così!
– Ma che cazzo me ne frega! Lasciatemi in pace lei e il suo amico! Io non ci voglio parlare… Anzi, non voglio parlare nemmeno con lei! Si riprenda questo maledetto telefono! Lei mi fa paura! (Si alza e se ne va di corsa, senza nemmeno indossare la giacca).
– Dilettante… Pronto? Scusalo Mario, si vede che era uno un po’ stanco… Capita. Ma insomma… te? Come va?
– …
– E Laura? Ti ha già dato da mangiare?
– …
– Ah! Buono! Come lo cucina lei, eh? Vecchio buongustaio!
– …
– Ehi, ma questa voce? Chi è?
– …
– Capisco… Birichino. Sempre a pensare a quello stai!
– …
– Dai raccontami bene… Cos’è che ti ha detto ‘sta infermiera?
– …
– E tu?
– …
– Ma sei tremendo! Sei sicuro che Laura non si accorga di nulla? Prima o poi combini qualche casino te, se non ti decidi a mettere la testa a posto…
Vaìa