Gli “Indecisi”



Dai primi dati registrati nell’immediatezza delle recenti vicende politico-finanziarie, risulta un cambiamento delle intenzioni di voto che ha influenzato circa 750 mila dei 15 milioni di elettori certi che oggi ha l’Unione (equivalenti al 5% del proprio elettorato), oltre al 9% degli indecisi (ovvero altri 900 mila elettori) che in questi ultimi giorni hanno preso in considerazione la possibilità di votare a favore di uno dei partiti della CDL. (fonte)

L’Unione, complice l’inesistente ma iperpubblicizzato "affaire Fassino-Unipol", ha perso circa due punti percentuale sulla Casa delle Libertà. Un piccolo segnale di erosione del vantaggio che si deve sia ai delusi "duriepuristi" di sinistra che agli "Indecisi". Lasciamo stare i primi (che c’avranno pure ragione, ma che farebbero meglio a turarsi il naso e a votare, visto che viviamo nel mondo reale e non nell’isola di Utopia). E parliamo degli altri. Degli "Indecisi".

Gli "Indecisi"… Voi come ve li immaginate? Come si possono definire sociologicamente persone che a tre mesi dalle elezioni (e a cinque anni dall’inizio di questo osceno goverrno) ancora non sa per chi votare? Come possono essere fatti? Che comportamenti hanno? Che vita fanno?

Qui non è questione di non interessarsi delle cose, di non avere sogni, di non voler contribuire a cambiare, sia pure in minimissima parte, la società in cui si vive. Qui non si tratta di non possedere grandi slanci ideali o di fragarsene del prossimo. Non c’entra nulla il crollo delle ideologie. Questa è un comportamento patologico bello è buono. Gli "Indecisi" sono persone che soffrono di disturbi emotivi. Sono persone che hanno bisogno di aiuto, che devono essere curate e aiutate a riflettere.

Nella mia mente, gli "Indecisi" non sanno come vivere ancora prima che non sapere come schierarsi. La mattina si alzano e non sanno scegliere fra i calzini grigi o blu. Rimangono imbambolati davanti alla cassettiera, incapaci di lanciarsi sulla canottiera o sulla maglietta a mezze maniche. E non appena ne afferrano una, subito la loro mente è schiacciata dal peso del rimorso e dei sensi di colpa.

Gli "Indecisi" vivono fino a sessant’anni coi genitori. O sono fidanzati da una vita intera, ma non riescono a scegliere se sposarsi. Passano giorni a sfogliare cataloghi di auto che non compreranno mai, perché le vorrebbero tutte e nessuna. Sul lavoro, quando riescono ad averne uno, non fanno carriera. E se per qualche scherzo del destino o delle raccomandazioni questo dovesse accadere, sono destinati a essere capi insicuri rompiballe, che cambiano idea ogni due minuti.

Gli "Indecisi" esistono, sono fra noi, sono pochi – è vero – ma decisivi anche per le sorti della maggioranza. Non vogliono contare ma contano lo stesso e, quel che è peggio, in un modo che non si può prevedere. Basta un niente che da alleati tassatori di Bot te li ritrovi dall’altra parte della barricata. A discutere di libero mercato e abolizione delle tasse di successione.

Quando ne trovate uno, aiutatelo – se necessario con la forza – a rimanere con voi. Ad assumersi delle responsabilità. A mantenere una decisione per più di un sondaggio. Che siate di destra o di sinistra (meglio nel secondo caso), blanditelo, minacciatelo, compratene l’anima e il corpo. Ma tenetelo con voi. Per la salute del paese e dei tanti Piepoli che ciclicamente sono costretti a decifrarne le gesta. E i desideri più inconfessabili.

Vaìa

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