Posaceneri e tende a ossigeno


Vorrei, siori e siore, portare alla vostra attenzione due personaggi tanto illustri e famosi quanto diversi fra loro per convinzioni, valori e stile di vita, che oggi sono finiti sotto la luce dei riflettori, anche se per motivi completamente diversi.

Il primo è il nostro amato Presidente della Repubblica, quel Carlo Aurelio Azeglio [tag]Ciampi[/tag] a cui in questi ultimi cinque anni abbiamo trovato un baluardo dello Stato e una garanzia per non vedere i nostri diritti più calpestati di quel che già erano. Quei mafiosi volponi della CdL l’hanno rilanciato a forza sul gradino più altro del podio candidati per il [tag]Quirinale[/tag], ricevendo in cambio un cortese ma fermo rifiuto. I motivi? Il timore di non essere più all’altezza a causa dei troppi anni accumulati sulle spalle e la certezza, incrollabile, che una democrazia abbia bisogno del ricambio ai vertici come un subacqueo dell’aria nelle bombole. Ne ha parlato con la consueta chiarezza e lucidità il mio direttore, e io non posso che dirmi d’accordo. Così come non posso esimermi dal ringraziare ancora una volta questo competente e nobile "nonno", che in dieci anni è stato capace prima di farci entrare nell’euro e poi (anche se si tratta di una cosa infinitamente meno importante) di farmi sentire orgoglioso di essere italiano. Soprattutto quando i motivi per vergognarmene erano riportati quotidianamente da ogni giornale o televisione.

La seconda figura che vorrei ricordare, invece, è quella di Lucianone [tag]Moggi[/tag]. Mi si perdoni l’accostamento, perché parlarne dopo Ciampi è un po’ come mettere un posacenere pieno di mozziconi nella tenda a ossigeno di uno con gravi problemi respiratori. Ma è di stamani un interessante articolo di un mio collega (ammazza se me la tiro oggi) che riporta le intercettazioni telefoniche in cui il dirigente juventino si accordava tranquillamente con l’ex designatore arbitrale (in Italia e in Europa) [tag]Pairetto[/tag] sui fischietti che avrebbe avuto piacere di vedere in campo contro la sua ggiuve. Non ci credete? Davvero? Allora, leggetelo dal vivo. Ma solo tramite il link che vi ho indicato (o qui), perché se per caso avete La Stampa in casa… ecco… non ci troverete nulla. Se non un pezzullo di colore sul tema "troie tedesche e tifosi in gita ai Mondiali". In fondo anche questo è il tanto celebrato "stile ggiuve".
E poi segnatevi i passaggi più significativi, così quando avremo l’ennesima conferma del fatto che alla ggiuve i giocatori li espellono solo in Europa e mai in Italia (se non sul 4 a 0 a un minuto dalla fine) e che con alcune società amiche controllate dalla [tag]Gea[/tag] di Moggi, come il Siena, dopo 10 minuti le partite siano già chiuse a chiave… almeno potremo chiedere che ci vengano risparmiati i soliti pippozzi autoassolutori del tipo "i torti e in vantaggi nel corso di una stagione si equivalgono" (io ho smesso di crederci nel 1982, vedere "Anni ’80, l’era dei [tag]Pontello[/tag]").

In fondo è sempre la stessa storia. Sempre la stessa fondamentale caratteristica italica, che ci spinge a non ci meravigliarsi più di chi cerca il potere per il potere, con l’animo del mafioso e la facciata malamente restaurata da uomo d’affari, e a stupirci di chi invece si comporta in modo dignitosamente coerente con valori che trascendono la sua persona o la sua "famigghia". E non è necessario abbassarsi al livello di Moggi per accorgersene. Capita tutti i giorni, quando giri per ore con la macchina in cerca di un posteggio, mentre molti altri si arrangiano sul marciapiede o in doppia / tripla fila. Prima di scendere dall’auto per andare a comprarsi una partita o a governare il paese.

ps
A proposito, oggi sono 57 anni che il [tag]Grande Torino[/tag] è caduto a Superga. Meglio non dimenticarlo, visti i tempi che corrono.

Vaìa

Commenti da Facebook:


4 thoughts on “Posaceneri e tende a ossigeno

  1. Il Torino non è una squadra di calcio. Altrimenti sarebbe venuto a nausea come quasi tutto il calcio.
    Il Torino è un’idea piena di luce e di rabbia.
    L’idea che tu sei sotto ma tornerai sopra, prima o poi, e nessuno ti trasporterà in alto se non sarai stato tu a raccogliere tutte le tue forze contro tutto e contro tutti.
    Massimo Gramellini

    Noi siamo così.
    Agli altri, oggi come sempre, lasciamo tutto il loro tronfio squallore.

  2. E i tifosi juventini, me compreso, quelli che amano il calcio non le vittorie a tutti i costi (e ce ne sono ancora magari anche tra i potenti), cosa dovrebbero fare?
    Il disgusto di un sistema che non funziona, che è fatto solo di cenette tra amici, che comunque non tratta allo stesso modo il napoli calcio e la fiorentina calcio (ma non si chiamava florentia?), e non voglio parlare solo di calcio ma di gestione del potere all’italiana… questo disgusto credo che ce l’abbiano anche molti juventini, me compreso.
    Bene, una volta tolto di mezzo il Lucianone che ha fatto i comodi della Juve ma anche del Toro e del Napoli di Maradona, riusciremo in Italia a ritrovare ALMENO lo spirito sportivo nel calcio, così come abbiamo fatto per le Olimpiadi? Oppure preferiremo la strada più semplice, quella dell’infamazione costante e mediatica della solita Juventus?
    In Italia viviamo solo per luoghi comuni, per redenzioni mediatiche e reality show. Jamme Jamme in coppa jamme ja.

  3. Aggiungo un commento anche per rispondere a marco.inge sulle considerazioni di Gramellini.
    “Il Torino è un’idea piena di luce e di rabbia”. Il Torino calcio probabilmente è molto di più. E’ una storia che commuove, che esalta, che rende orgoglioso un torinese sportivo come me, anche se tifo juventus.
    Ma fondamentalmente tutto è relativo. La tifoseria è fatta di gente ma anche di numeri. Il rapporto qualità/quantità è determinante. Probabilmente anche a Lecce o a Brescia o a Verona si respira la stessa aria che respirano i torinisti, senza peraltro avere l’orgoglio della mitizzazione del Grande Torino, che se non fosse drammaticamente scomparso in un incidente aereo, avrebbe ipoteticamente vinto altri 10 scudetti e magari oggi sarebbe un’altra società. Se Agnelli durante il boom economico e gli anni 70 non avesse finanziato la Juve, o altri imprenditori avessero sostenuto il Torino allo stesso modo? Chissà, chissà…
    Sono ipotesi, ma la Juve, così come Milan, Inter, Barcellona, Real Madrid, ecc. sono riuscite ad attrarre tifosi in tutto il mondo, grazie ai soldi, al business, ma anche ai grandi campioni e alle grandi vittorie.
    Ma anche alle grandi sconfitte (la Juve ha perso innumerevoli finali di Coppa dei Campioni) e ha vissuto tragedie (Belgio). Ed è in questi casi che per me la Juve è stata “un’idea piena di luce e di rabbia”.
    Tutto è visto e vissuto in soggettiva. Meno male.
    Altrimenti sarebbe un gioco di ruolo, l’ennesimo reality show: ognuno di noi deciderebbe se impersonare il debole o il potente, il povero o il ricco, quello di sinistra o quello di destra. In base al suo carattere, alla sua voglia di dimostrare qualcosa, di voler far parte del sistema o di attaccarlo.
    A volte succede proprio così.

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