Pediatrie


In questi giorni Minigomma è stato male. Dolore cane alla gamba sinistra, febbre alta e malesseri vari sono iniziati giovedì e lo hanno portato lunedì mattina a essere ricoverato all’ospedale pediatrico Regina Margherita, il cui pronto soccorso avevamo visitato già venerdì e domenica.

Che dire… A parte il fatto che mi attendevo non dico Patch Adams ma almeno dei medici preparati e pronti a interagire con bambini terrorizzati e mi son trovato davanti dei bravissimi specialisti, per carità. Ma per la maggior parte… come dire… legnosi? Insomma, parlare a un treenne con lo stesso tono con cui si parlerebbe a un cinquantenne non credo sia il massimo.

Per esempio:

  • “Guarda che se più fai così e più senti male” (col tono brusco finto giocoso che precede solitamente un pugno, mentre gli mettono una farfallina per i prelievi e lo tengono in quattro)
  • “Per favore, puoi camminare e farmi vedere?” (mentre il pupo è in lacrime adesivato alla madre. Non ti direbbe di sì da sano, figuriamoci)
  • “Se sputi di nuovo la medicina poi veniamo in tre a fartela prendere!” (al bimbo che ha gentilmente asperso di aspirina le due infermiere che cercavano di dargliela).

Adesso va meglio. Io a breve torno per fargli la notte anche stavolta. Ma l’antibiotico “panzerfaust” che gli han dato sembra funzionare. Domani vedremo quando ci rilasciano. Cos’era? Un’infezione virale con risvolti moooolto dolorosi alle giunture della gamba.

Forse. Perché sembrava davvero di stare in una puntata del Dr House:

– Dategli 5 milligrammi di Speriamben per dodici ore. Se non muore vuol dire che c’abbiamo preso!
– Ma non rischiamo?
– Certo, ma almeno capiamo se abbiamo visto giusto. Sennò 15 mg di Nonsochel per un giorno.
– Dice?
– Forse! Anzi, no. Anzi, sicuramente… Ma dove sono le mie pillole!
Intanto sono fiero del mio sangue freddo. Quando sono arrivato nella stanza avevo il cuore a budino nel vedere mio figlio piangere e disperarsi per il dolore. E assicuro che da venerdì a oggi ha pianto e si è disperato per i prossimi due anni. Una roba tipo scena madre de “O’ zappatore”, con Merola che solleva il corpo del figliolo malato e urla al cielo “Maro’, pecché ammè.. PECCHE'”.

Poi ho visto gli altri piccoli pazienti di questo enorme ospedale torinese. Con un fegato nuovo. Con gambe sottili che spuntano dalle lenzuola e mani amorevoli che le accarezzano. Con cellule carogne e teste lucide da clown tristi.

Credessi un poco in Dio o nel valore curativo della preghiera avrei ringraziato il signore per il nostro dolore alla gamba. Da buon ateo razionale ho smesso di farmi tremare il budino e ho cercato di far prendere l’aspirina a mio figlio. Insieme a cinque infermiere.

Vaìa

Commenti da Facebook:


12 thoughts on “Pediatrie

  1. Non sapevo nulla. Quell’uomo dotato di tatto mi ha detto tutto stamattina a colazione.
    Lasciando per ultima la parte in cui mi diceva che ora sta meglio.

    Un bacino a minigomma e un abbraccio a tutta la famigliola :)

  2. nooooooo, minigomma della zia! ma come sta il cucciolo? spero meglio, io, l’anno scorso, ho avuto Vittoria in ospedale per una settimana, con la flebo al braccio (aveva 1 anno e mezzo!) e quell’esperienza non me la scorderò più! fammi sapere. baci

  3. Gomma: fosse stato un giocatore del Toro avresti sentito le urla di disperazione, letto post-fiume, peana, rosari e candele votive – si fa per dire ;).

    Se avete ricominciatoa correre buon segno. Non appena vi rimettete in sesto mi piacerebbe vedere minigomma e la new-entry. :D

    Baci a tutti e due (e un abbraccio a te e alla mamma adleriana)

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