Quell’uomo ragno di mio padre


Un giorno a scuola, mi pare fossi ancora in prima elementare, quando la maestra ci chiese che lavoro facesse il nostro babbo (o papà nell’accezione piemontese) io non sapevo bene come spiegarlo.

Per cui mi inventai che fosse uno di quegli omini vestiti di giallo con le cuffie in testa che guidano con le bandierine gli aerei all’uscita dal parcheggio dell’aeroporto.

Così presi carta e penna e scrissi: mio babbo fa il contrabbandiere. Due giorni dopo era a scuola su richiamo della maestra che aveva avuto bisogno di sincerarsi se si procacciava o meno i soldi in modo legale. A casa mia ancora ne ridiamo, a volte.

Questo per dire che non credo che nessun bambino possa davvero vergognarsi del lavoro di suo padre. Soprattutto se è onesto. Cosa che di questi tempi non è mai così certo. Voglio dire… i figli di Moggi che cosa dovrebbero fare? A parte i complici, da grandi…

Insomma, forse il ministro Brunetta dovrebbe pensarci una decina di volte prima di dire certe cose. Anche un impiegato del catasto può fare inorgogliere il figlioletto. Tutto sta nel come gli racconta le cose. Quando si è piccoli se tuo padre non è Spiderman o il pilota di Goldrake (parlo dei miei tempi) di solito bisogna “infarcire” un po’ le cose.

Io ad esempio per Jacopo sono quello che dice ai giornali cosa scrivere e cosa raccontare. E che deve fare sempre in modo che si parli bene del posto in cui lavora, altrimenti il “capo” si arrabbia. Lui si diverte sempre molto quando glielo racconto. Quando sarà in grado di capire il concetto di addetto stampa, ormai avrà superato l’età in cui “avventura”, “eroismo” e “lavoro” possono andare a braccetto. Soprattutto se non sei il figlio di Gino Strada.

Quanto a Brunetta non mi pare abbia figli. Ma potrebbe sempre raccontare loro di essere uno dei sette amici di Biancaneve. In fondo anche fare il ministro della funzione pubblica per un bimbo non è poi così affascinante. O no?

Vaìa

Ps
Per la cronaca… Mio padre ha fatto per vent’anni il rappresentante di materiale elettrico in tutto il Piemonte. Ha percorso centinaia di migliaia di chilometri, facendosi un mazzo tanto. All’epoca non capivo molto cosa volesse dire. Ma quando sono stato in grado di farlo non ho mai provato il minimo disagio.

Commenti da Facebook:


2 thoughts on “Quell’uomo ragno di mio padre

  1. Figurati che mio padre era il più bravo dei pompieri per me e faceva il responsabile della sicurezza in una fabbrica di Porto Marghera.
    Concordo pienamente con quello che dici, ciao

  2. Molto bello quello che scrivi.
    Ricordo che all’asilo dissi che mio padre faceva l’elettricista poiché lavorava all’Enel…
    Da più grande mi sono sempre fregiata orgogliosamente del titolo “figlia della luce”, e lo faccio ancora! :-)

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